Sèleco entra con forza nell’immaginario collettivo e si stabilizza immediatamente come eccellenza italiana dell’elettronica di consumo, raggiungendo una grande notorietà e numerosi riconoscimenti nel mondo per qualità e profilo estetico, fino a diventare, nel 1986, il primo produttore italiano di televisori a colori con il 13% di share del mercato nazionale.
Tappe importanti della storia di quell’importante periodo sono la svolta avvenuta del 1963, con l’assunzione all’ufficio tecnico di Marino Zanier, che segna l’esordio di una strategia industriale sempre più orientata all’estetica e al design. Da qui cominciano le collaborazioni con importanti designer come Luigi Molinis, ideatore della celeberrima gamma Visual 360.
Caratteristica di questi modelli è la forma curva che rende la televisione un’oggetto autonomo e non più parte integrante della mobilia.
Per Luigi Molinis, l’obiettivo principale era quello di ridefinire l’oggetto-televisore: la scelta della forma ovoidale era una netta rottura con il passato, le TV sarebbero state così subito distinguibili dai parallelepipedi della concorrenza.
E così – sia pure con qualche inevitabile compromesso costruttivo – le forme tondeggianti del piccolo SP 9, realizzato tramite iniezione di ABS su stampo di acciaio, fecero invecchiare di colpo gli apparecchi degli altri produttori.
La prima videogame console di produzione italiana? Sèleco, naturalmente: era il 1974 quando venne immesso sul mercato il Ping-O-Tronic che oltre al classico Pong prevedeva lo squash e il rimbalzo della palla contro il muro. Grafica stilizzata e indispensabile un televisore per accedere a questa avanzatissima – per l’epoca – forma di divertimento: non a caso il claim pubblicitario definiva l’apparecchio “Il Giocosport Del Duemila”. Ne furono venduti circa un milione di esemplari (considerati anche quelli del successore Play-O-Tronic) fino al 1983.